Scrivono i Prof

"Scioperi" e "Sindacati" degli studenti? Urge il dizionario!

Scritto da La cinciallegra il 08 Ottobre 2010.

Ci sono dei momenti in cui, qualsiasi cosa si stia facendo, si capisce che va mollata perché c'è da fare una cosa più importante. Ieri è stato uno di quei momenti. Era infatti giunta alle orecchie della cinciallegra la voce che alcuni studenti oggi avrebbero fatto "sciopero". Sì. Si sentiva l'eco, per i corridoi dell'Istituto, di queste otto lettere: le lettere che compongono il sostantivo "sciopero", che con gli studenti c'entra come i cavoli a merenda.

"Sciopero"? Sì. Organizzato – girava voce e giravano pure volantini – dal "sindacato degli studenti". "Sindacato"? Senti e magari non credi alle tue orecchie; leggi e magari non credi ai tuoi occhi. Ma quando senti la prima parola e leggi la seconda su un volantino (che per la verità non parla di "sciopero" ma di "manifestazione"), prende comunque forma un' "anti-verità" che a scuola diventa eco.

Un'eco indigeribile per la cinciallegra, che notoriamente è delicata di stomaco, ma soprattutto un intollerabile insulto all'intelligenza. Sua e degli studenti ai quali ha il compito di insegnare, ancor prima dell'italiano e della storia, come porsi di fronte alle circostanze della vita e a distinguere la verità dalla menzogna. Siccome poi sono proprio gli allievi, in questo e negli altri volantini che stanno comparendo a scuola in queste settimane, a chiedere giustamente una scuola che "aiuti a crescere", "una scuola libera", "libera anche dall'ignoranza" (citazioni letterali), ieri urgeva dunque mollare tutto, ma proprio tutto, perché c'era una priorità. Questa. Aprire il vocabolario e trascrivere definizioni.

Lascio al lettore immaginare quanto sia faticoso per la cinciallegra sfogliare le pagine di un dizionario (oggetto evidentemente sconosciuto agli studenti che giravano per i corridoi – che, a sentire le mie amiche cinciallegre, mica erano solo quelli del "Belli" di Portogruaro!- dicendo che l'otto ottobre ci sarebbe stato uno "sciopero" organizzato dal "sindacato" degli studenti). Scegliere di girare le pagine con le ali o con le zampette è comunque faticosissimo, ma, costi quel che costi, i puntini sulle "I" qualcuno li deve pure mettere; per amore della verità e soprattutto perché gli studenti – lo chiedono loro! – non vanno lasciati nell'ignoranza, non vanno abbindolati e, soprattutto, se si ha a cuore il loro bene, non si può permettere che rischino di essere "usati".

Ecco: se c'è una cosa che proprio resta nel gargarozzo della cinciallegra e non le va né su né giù è questa. Che i ragazzi prendano fischi per fiaschi. Lucciole per lanterne. Falsi abbagli. Per chiamare dunque le cose col loro nome, andiamo con ordine (non necessariamente alfabetico) ed apriamo il dizionario. Definizione di "sciopero": "Astensione collettiva dal lavoro, da parte di lavoratori, per raggiungere determinati fini di ordine sindacale (economico o normativo)". Dunque è assodato che "sciopero" c'entra con "lavoratore". Domanda: gli studenti sono dei lavoratori?

Definizione di "lavoratore": "Chi impiega le proprie energie fisiche e intellettuali nell'esercizio di un'attività produttrice di beni e servizi, per trarne i mezzi necessari alla propria esistenza. Chi presta la propria opera alle dipendenze di un imprenditore in cambio di una retribuzione". Hic stantibus rebus, non risulta che gli studenti vengano retribuiti e quindi non rientrano in questa categoria.

Definizione ora di "sindacato". (Sul volantino diffuso nelle classi, in grassetto, c'è scritto "sindacato studentesco"). Sindacato: "Organizzazione che associa i membri di una categoria operante nel mercato del lavoro, allo scopo di rappresentarne e difenderne gli interessi economici e professionali". Chiarissimo. Inconfutabile. Gli studenti non possono scioperare perché non sono lavoratori. Gli studenti non possono costituirsi in sindacato perché non sono "categoria che opera sul mercato del lavoro...eccetera...(vedi sopra)".

Chiunque abbia fatto credere loro qualcosa di diverso, per cui oggi a scuola mancano ragazzi baldanzosamente convinti di essere in "sciopero", perché fanno parte di un "sindacato", se è in buona fede è un ignorante (nel senso che ignora l'esistenza del vocabolario e/o la sua utilità); se non è in buona fede è...il vecchio pifferaio magico, versione 2010, che si serve, come fossero numeri, di studenti che (non lo dice la cinciallegra, lo dice il dizionario della lingua italiana!) nulla ma proprio nulla possono avere a che fare con "scioperi" e "sindacati".

In effetti c'è un sindacato che oggi ha promosso uno sciopero. E' un sindacato "vero" (cfr. definizione del dizionario): un sindacato di insegnanti. Ma se mettiamo insieme un sindacato vero e un sindacato finto, alla fine c'è un numero di assenti da scuola che è un numero che magari potrà anche fare comodo a qualcuno, ma che è solo virtuale. (Domanda: una volta le maestre non ci insegnavano che non si possono sommare...che ne so...esseri umani e pecore, perché appartengono a due categorie diverse? Evidentemente passa il tempo e, contagiate dalle novità della genetica, cambiano pure le regole della matematica...).

Insomma: se la cinciallegra non avesse sentito l'eco nei corridoi della parola "sciopero" e non avesse letto sul volantino il sostantivo "sindacato" ( il che significa che qualcuno ha pronunciato e qualcuno ha scritto, nero su bianco, quei termini), certamente non avrebbe mollato quel che stava facendo per volare in picchiata sul vocabolario e trascrivere definizioni...ovvie.

Sarebbe stato meglio dire (come in effetti c'è scritto) "manifestazione", che significa "dimostrazione pubblica". Ma non di un "sindacato". Di studenti. Io, studente, dimostro pubblicamente il mio dissenso rispetto a...

Facile. Lessicalmente corretto e dunque rispondente a verità. Niente da eccepire. Ciascuno, in merito al contenuto del volantino, libero poi di pensarla come crede. Siccome però - mi ripeto - gli studenti, in questo e negli altri volantini che stanno circolando a scuola in queste settimane, giustamente chiedono una scuola che "aiuti a crescere", "una scuola libera", "libera anche dall'ignoranza" (citazioni letterali), se davvero desiderano imparare a camminare con le loro gambe e a pensare con la loro testa, hanno bisogno di una ripassatina non solo relativa al lessico, ma pure sul metodo da seguire per affrontare la vita. Che è fatta anche di gente che un giorno bussa, entra in classe e ti invita ad una manifestazione. Capita. E' capitato ieri.

Primo. Devo conoscere le ragioni per le quali dissento, possibilmente non "per sentito dire" (diffidare, dunque, del "pifferaio magico", anche se biondo - occhi azzurri, e pure di quel simpaticone di Lucignolo) e leggere con attenzione il volantino che mi viene proposto, quando mi chiedono se desidero partecipare alla "tal manifestazione".

Secondo. Verificare di persona la veridicità di quanto scritto (siccome la manifestazione di oggi – si legge – "contesterà le idee del ministro Gelmini", buona norma è documentarsi approfonditamente sulla riforma della scuola e non accontentarsi dei riassuntini degli amici o regalati da internet, come si trattasse di preparare una relazioncina per casa. Scendere in piazza a dissentire è una cosa seria, serissima, da gente adulta e consapevole. Non è mica una scampagnata!).

Terzo. Fatte con scrupolo queste operazioni preliminari, che, per la verità, richiedono senso critico, pazienza e un po' di tempo, decidere con la propria testa. Sto assente perché partecipo, convinto, alla manifestazione, oppure vado a scuola. Non c'è una "terza strada": faccio-finta-di-andare-alla-manifestazione-di-cui-non-so-niente-e-di-cui-non-me-ne-potrebbe-fregar-di-meno-e-intanto-perdo-un-giorno-di-scuola-salto-il-compito-e-mi-riposo.

No: non funziona così. Sapete che succede in questo caso? Voi siete al calduccio sul vostro lettino, o al parco, o al bar con gli amici, o in giro a fare shopping e...vi "usano" come numeri.

Tanti assenti uguale tanti manifestanti. Non è una novità. Dopo gli scioperi degli adulti e le manifestazioni degli studenti, arrivano puntualmente strane telefonate alle scuole da parte di "qualcuno" che chiede numeri e fa somme. Anche tra gruppi non omogenei (Vedi sopra. Evviva le maestre di una volta!).
Poi nessuno si stupisca se si alza, un bel giorno, e, anziché il solito saluto mattutino a mamma e papà, gli esce...un beeelato! Chi è causa del suo mal, pianga se stesso e la propria superficialità.

(La storia del "Pifferaio magico" la conoscete, sennò vale la pena darle una ripassatina veloce, non si sa mai. La favola di Pinocchio che ha seguito Lucignolo e si è ritrovato, ciuchino, a lavorare in un circo, è un po' diversa. O forse, in quell'episodio, neanche tanto... C'è da riflettere).

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