Poesie
Scritto da Sofia Righetto, classe 1BU il 03 Giugno 2023.
Innamorata delle stelle
Avvicinati e ti brucerai, dicevano.
Ma il calore con cui ti catturano
ti stringe talmente tanto
che non puoi nemmeno respirare,
ti fa perdere i sensi,
ti fa soffrire,
eppure, ti convinci
che questo è amore.
Accecata dalla loro luce
ti dimentichi di ciò con cui sono fatte,
e ti bruciano le carni
e ti corrompono la mente.
Ma oh! loro sono così belle
e risplendono così vivamente
che tu non riesci a distogliere lo sguardo.
Dicevano di tenersi a distanza, loro
Dicevano di ammirarle da lontano, loro.
Ma tu le tenevi così strette al cuore,
e per ammirarle da vicino hai perso la ragione,
ma poi ti sei svegliata
e hai dovuto affrontare le conseguenze
di un buco nel tuo cuore,
il luogo in cui le tenevi.
Sofia Righetto
Sangue marino
Ho l’acqua di mare nel sangue
e parlo la lingua delle onde.
In modo eterno annego
anche se sono in grado di nuotare.
La forza ha abbandonato il mio corpo
ormai da tempo.
Alzo gli occhi e scorgo la superficie,
non riesco a raggiungerla,
è circondata da incubi che sono lì
anche se sto provando a dimenticarli.
Respiro il sale marino e mi dimentico di tutto.
Chiudo gli occhi e mi rifugio nelle illusioni.
Chiudo gli occhi e do vita al mio corpo
dall’anima decadente.
Sofia Righetto
Prima di salutarti
vorrei dirti moltissime cose,
ma non riesco neanche
a trovare il coraggio di pronunciarle.
L’unica cosa che, forse,
riuscirò a confidarti,
sarà la seguente.
Guardami come il sole.
Percepisci ogni attimo di me.
Ti chiedo di sentire il mio calore
sul tuo viso.
Percepiscimi come il giorno,
come la luce delle tue giornate,
come la sorgente della gioia che ti circonda.
Guardami come la Luna,
quella che tanto ami,
che è sempre distante,
allo stesso tempo meravigliosa.
Percepiscimi come la notte, come l’oscurità,
quella che ti abbraccia costantemente,
quella che accompagna le lacrime
solitarie sul tuo viso.
Percepiscimi come il mio sorriso,
quello che ami, ma che io non sopporto
anche se vorrei rivolgertene altri mille
e forse anche più.
Percepiscimi come arte,
come la fonte delle gioie della vita.
Guardami nello stesso modo
in cui guardi il mare in burrasca.
Percepiscimi come il caos e le imperfezioni.
Guarda tutto il bene che ti circonda
e senti come sono presente in esso.
Percepiscimi come qualcuno
che si possa amare, ne ho bisogno.
Percepiscimi come l’universo.
Sofia Righetto
Ad Erica
Erica era la più dolce, la più silenziosa.
Era quella che si innamorava facilmente
di chiunque le avesse dato
un briciolo d’affetto.
Lei però, proprio come il suo fiore,
non trovava mai la persona giusta,
costretta a consumare una droga
chiamata solitudine.
Ma perché? Si chiedevano gli altri.
Perché una persona che seguiva solamente pace
era costretta a guardare tutti i suoi amati
trovare il vero amore, tutti, tranne lei?
Nessuno lo sapeva.
Nemmeno lei.
L'unica cosa che sapevo di Erica
era che aveva un carattere molto particolare.
Dava tutto agli altri e aspettava impaziente,
con la speranza di trovare qualcuno
che desse qualcosa a lei.
Un buongiorno.
Una buonanotte.
Un sorriso.
Uno sguardo.
E quando succedeva,
partiva un ciclo ininterrotto di poesie
che provenivano dai meandri più remoti
del suo povero cuore,
partivano lettere d'amore,
quelle mai spedite
per colpa dell'assenza di coraggio.
Lei ha sempre amato le piante,
ma non era in grado di pendersene cura,
perché da piccola dava loro troppa acqua,
non avendo mai imparato quando smettere di dare.
E quando lo stesso amore che dava e provava
le spezzò il cuore per l'ennesima volta,
sulla tomba del suo cuore
venne posato un piccolo mazzo di eriche,
a simbolo della sua droga preferita,
la solitudine.
Sofia Righetto