Se vuoi costruire una nave
Scritto da prof.ssa Luisella Saro il 29 Marzo 2010.
“Se vuoi costruire una nave
non richiamare prima di tutto gente
che procuri la legna,
che prepari gli attrezzi necessari,
non distribuire compiti,
non organizzare lavoro.
Prima risveglia invece negli uomini
la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà svegliata in loro questa sete
gli uomini si metteranno subito al lavoro
per costruire la nave.”
(Antoine de Saint Exupéry)
Ebbene sì: siamo un po’ presuntuosi e ci piace immaginare che Antoine de Saint Exupéry abbia scritto “per noi” questi versi.
Per noi che, nel chiederci quale nome dare al giornalino del “Marco Belli”, abbiamo pensato alla “nave” e al “viaggio”. Una nave su cui si condividono spazio, tempo, progetti, seppur con ruoli diversi; e un viaggio che si compie insieme con curiosità, stupore ed uno sguardo sempre vigile.
Nessuno parte, se non ha chiara la meta. Nessuno è così stolto da mettersi in mare se non lo ama, se non ha sete di avventura e se non ha in mente (e nel cuore) il porto a cui vorrà approdare.
La nostra scommessa, dunque, tornando ad Antoine de Saint Exupéry, è iniziata dalla seconda strofa della sua poesia, esattamente come riteniamo debba accadere sempre, anche quando siamo in classe: interrogandoci insieme ai ragazzi sul “senso” del viaggio che ci accingiamo ogni giorno ad intraprendere insieme, stimolando negli studenti curiosità e spirito di osservazione, risvegliando la ragione, perché faccia attenzione a ciò che accade dentro e fuori di loro, dentro e fuori la classe, dentro e fuori la scuola ed imparino a guardare (e non solo a vedere), con il cuore disposto ad accogliere la meraviglia della scoperta, la sorpresa di immagini: indizi che, come scrive Montale nella poesia Maestrale, “portano scritto più in là”.
Solo dopo è venuto naturale dividerci i compiti ed organizzare il lavoro. Dopo. Perché -e questa volta è Sant’Agostino a darci una mano- “si conosce solo ciò che si ama”.
Allora la strada è sembrata in discesa, perché gli studenti e i docenti che hanno accettato di “mettersi in gioco” , ciascuno con un compito e tutti, dunque, indispensabili per il buon funzionamento della “nave”, si sono sentiti protagonisti dentro la realtà, osservatori attenti, impegnati ad usare tutti i sensi, liberando le risorse espressive latenti, tanto che il “verbum” acquisito a scuola potesse comunicare sé ed ascoltare l’altro che si apre per raccontarsi e raccontare.
Con generosità e mettendosi di buona lena, ciascuno, guidato cordialmente (e cioè “con il cuore”), ha fatto e farà ciò che sa fare ed ha dato e darà ciò che può dare. Con l’umiltà di chi sa che sta imparando e che è solo all’inizio, e con la certezza che nessuno è solo, ma si viaggerà sempre insieme.
Ora la nave è pronta per essere varata.
Con un po’ di trepidazione e l’entusiasmo dei bambini, leviamo gli ormeggi e, bussola alla mano, partiamo, curiosi, verso il mare aperto…