Scrivono i Prof

I due semi

Scritto da prof. Dario Berti il 29 Marzo 2010.

C'era una volta un uomo che voleva comprendere il vero significato dell'amore. Allora andò a interrogare un vecchio eremita che viveva su una montagna e che aveva la fama di essere un uomo saggio. Il vecchio ascoltò in silenzio le domande dell'uomo, e poi gli diede due semi. "A prima vista questi semi sembrano uguali," gli disse il vecchio, "ma in realtà sono molto diversi fra loro. Se li pianterai, infatti, vedrai crescere due fiori completamente diversi fra loro. Una di questi è il fiore dell'amore, l'altro è il fiore dell'illusione. Piantali e falli crescere nel tuo orto. Se alla fine saprai capire quali dei due è il fiore dell'amore e quale il fiore dell'illusione, avrai trovato la risposta a ciò che chiedi."

L'uomo tornò a casa e piantò i semi che il vecchio gli aveva dato. Dopo qualche tempo, dal terreno iniziò a crescere un bellissimo narciso. Aveva larghi petali gialli e si apriva al sole come un dio.
Allora l'uomo disse: "Questo deve sicuramente essere il fiore dell'amore. Infatti non posso immaginare un fiore più bello di questo."
L'uomo non aveva finito di dire questa cosa che il fiore gli disse: "Caro signore, ti ringrazio per avermi piantato sul tuo orto e avermi dato la vita. Sarò ben felice di fiorire in questo bel posto. Ma se vuoi che io continui a splendere così bello, devi venirmi a trovare tutti i giorni e riempirmi di attenzioni e di complimenti. Si sa, infatti, che i fiori sono molto sensibili e hanno bisogno di cura costante."
"E non ti devo anche annaffiare di tanto in tanto?" chiese l'uomo.
"Non ti preoccupare dell'acqua, quella va sotto terra e poi si assorbe. Pensa solo a darmi attenzioni, perché solo quelle mi tengono in vita."
Convinto di aver trovato il fiore dell'amore, l'uomo fece come gli venne detto. Tutte i giorni non mancava di andare a visitare il suo bel narciso e a riempirlo di attenzioni. In cambio, il narciso apriva i suoi petali e gli donava la sua bellezza.

L'uomo si era completamente scordato dell'altro seme, anche perché in tutto quel tempo era rimasto nascosto sotto la terra. Un giorno, però, mentre stava andando a visitare il narciso, si accorse che era spuntato un piccolo cactus.
Quando lo vide, l'uomo pensò: "Questo deve essere sicuramente il fiore dell'illusione. Infatti è brutto e pieno di spine. Oltretutto, le lo lascio crescere c'è il rischio che tolga luce al mio bel narciso e lo faccia appassire."
L'uomo decise allora che doveva liberarsi del cactus.
Proprio mentre stava per sradicarlo dal terreno, il cactus gli parlò: "Fermati, per favore! Perché mi vuoi uccidere? Ti ho fatto forse qualcosa?"
"Nulla, ma devi sapere che ti ho piantato perché pensavo che tu potessi essere il fiore dell'amore. E siccome non lo sei, non ho bisogno di te nel mio orto."
"Se questa è la tua decisione, non posso di certo oppormi. Dopotutto sei tu che mi hai dato la vita. Ma prima che tu mi tolga dal terreno vorrei tanto che mi dicessi che cosa ti ha fatto capire che io non ero il fiore dell'amore."
"Intanto perché non procuri nessun piacere a vederti. E poi perché tu non hai bisogno di mille attenzioni per vivere. Infatti tu sei talmente forte che sei capace di resistere a tutte le intemperie, sotto la pioggia e sotto il sole cocente e quasi non hai bisogno di acqua. Insomma tu non hai bisogno di nessuno. E come può essere il simbolo dell'amore qualcuno che non ha bisogno di nessuno?"
"E' vero che io non ti posso offrire la mia bellezza," rispose il cactus, "ma quello che ti offro viene a te come un dono che non chiede nulla in cambio. Non ho bisogno delle tue attenzioni per essere felice. L'unica cosa che ti chiedo è che tu mi dia un po' d'acqua di tanto in tanto. Se le mie radici non ricevono acqua io prima o poi finirò per morire."
Il contadino si lasciò convincere. Dopotutto, portare dell'acqua di tanto in tanto al piccolo cactus non era un'incombenza poi così grande, soprattutto se paragonata al tempo e alle energie che doveva impiegare per tenere in vita il narciso.

Dopo qualche tempo successe qualcosa di strano. Il narciso, che fino a quel momento era sembrato godere di ottima salute, iniziò a perdere delle foglie e ad appassire.
"E' colpa tua," disse arrabbiato all'uomo, "mi stai trascurando per dare acqua a quel cactus. Se mi avessi dedicato tutte le tue attenzioni, a quest'ora non sarei messo così."
Allora l'uomo iniziò a trascurare completamente il cactus e a dedicarsi interamente al povero narciso. Ma nonostante tutti i suoi sforzi, e nonostante stesse con lui giorno e notte a parlargli e a dirgli quanto era bello, il fiore continuava ad appassire.
Anche il cactus aveva iniziato a risentire dell'assenza dell'uomo, ma molto meno. Mancando l'acqua, doveva ora nutrirsi della sua linfa interiore, e questo lo manteneva in vita e in salute.
L'uomo, intanto, si preoccupava sempre di più per il suo narciso. Un giorno, non sapendo più cosa fare, gli disse: "Forse anche tu come il cactus hai bisogno di acqua?"
Ma il narciso rispose arrabbiato: "Acqua? E che me ne faccio dell'acqua? Per darmi dell'acqua tu devi tornare a casa, riempire un vaso, tornare qui e annaffiarmi. Cosa c'entra questo con l'amore? Se vuoi amarmi devi farmi sentire bene rispetto a me stesso, devi adorarmi come un dio."
"Ma io ti adoro, ed è proprio per questo che voglio nutrire la parte più profonda di te."
"I miei petali sono la parte più profonda di me. Di quelli devi occuparti. Le radici sono sporche e umili e non mi piacciono."
L'uomo dovette obbedire. Ma questo non fermò l'agonia del narciso, il quale una sera perdette anche il suo ultimo petalo e morì.
Allora l'uomo si disperò e si mise a piangere sconsolato.
"Che ti è successo?" gli chiese allora il cactus.
"Ho appena perso il fiore dell'amore," rispose l'uomo.
"Mi dispiace molto," rispose il cactus, "e come è successo?"
"Non lo so. So solo che gli ho dato tutto l'amore di cui aveva bisogno, e lui mi ha lasciato comunque."
"Gli hai dato dell'acqua?"
"No."
"E allora non gli hai dato nemmeno l'amore, ed è per questo che è morto."
"Ma lui diceva che quello non era amore, che non gli interessava."
"Ma caro signore, forse non sai che l'amore non nutre i petali, ma le radici. In tutto questo tempo tu hai nutrito le mie radici e mi hai permesso di diventare forte e indipendente e di resistere a un lungo periodo di siccità. Per questo ti sono grato e ti ho ricompensato facendo la cosa migliore che potessi fare."
"E quale?"
"Fiorendo."
Non appena ebbe finito di pronunciare queste parole, l'uomo si accorse che in cima al cactus era spuntato un bellissimo fiore rosso.
"Anche i cactus fanno i fiori, non lo sapevi?"
"No," rispose l'uomo, che non poteva credere alla bellezza di ciò che vedeva.
"Sì, la differenza è che i miei fiori non nascono per attirare l'attenzione degli altri, ma per celebrare la mia gioia di vivere."
Allora l'uomo finalmente capì.

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