Scrivono i Prof

Fatti non foste...

Scritto da La cinciallegra il 18 Luglio 2010.

Ormai dovrei averci fatto il callo. E invece no.
E’ da molto tempo che insegno al triennio e così ogni anno accompagno i ragazzi all’esame di Stato. Questa volta addirittura due quinte. Più di cinquanta studenti.
Sempre la stessa storia. Finisce l’anno scolastico e mi stringe il cuore una tristezza che non so raccontare.
Fossi un essere umano, direi la tristezza che forse provano le mamme come se il figlio dovesse partire per il fronte.
Sono una cinciallegra e penso alla tristezza che prova chi resta quando vede i suoi amici uccelli migratori che partono per una meta lontana e sconosciuta.
Corsi e ricorsi, ogni anno passa un anno, io invecchio, ma questa “stretta al cuore”, puntuale, tra giugno e luglio, si ripresenta.

E’ la tristezza del distacco. E’ la consapevolezza che l’anno successivo non rivedrai quei volti con cui hai percorso un tratto importante di cammino; ragazzi dai quali hai ricevuto forse più di quanto tu non sia stata in grado di dare.
E così ogni anno, come in un film, ti passano davanti agli occhi i minuti preziosissimi in cui in classe, inaspettato, è accaduto “qualcosa di speciale”; o “quel” testo scritto da “quel” ragazzo; o quella discussione che ha fatto crescere tutti un po’; o i momenti in cui, come uno squarcio nella routine, la realtà ha fatto irruzione in classe, ha bloccato il programma ed ha sfidato la nostra umanità.
E poi il pianto di qualcuno, la risata dirompente di un altro; la scoperta di una situazione familiare difficile, che ha messo in moto tutti, ciascuno per come era capace; un innamoramento che ha portato l’arcobaleno tra i banchi…
Rivedi i fotogrammi di questo film e capisci una volta ancora che la tristezza che ti attanaglia è legata, in realtà, al timore di perdere questa ricchezza. La ricchezza dell’umanità dei ragazzi che hai avuto di fronte, che hai tenuto per mano per aiutarli ad aprirsi alla vita.
E’ a questo punto che, come ogni anno, la tristezza lascia il posto alla riflessione.
Se fossi un essere umano, riflettendo capirei che, in effetti, terminata la quinta, i ragazzi è proprio vero che in un certo senso partono per “il fronte”. Un fronte che per fortuna non è la guerra, ma è l’inizio di una nuova avventura. L’avventura della vita. Ed è adesso che metteranno in campo ciò che anche con te, insieme a te, hanno imparato in questi anni.
Siccome sono una cinciallegra, riflettendo capisco che gli uccelli che migrano verso terre lontane e sconosciute, in realtà non terminano un cammino (anzi, un volo), ma lo iniziano ora.
Dovrei averci fatto il callo e invece ogni anno, con gli studenti di quinta, è la stessa storia.
La tristezza iniziale, che tra giugno e luglio fa luccicare gli occhi alla cinciallegra (anche le cinciallegre si commuovono!) quasi come per miracolo si tramuta ogni volta, anche questa, in un sorriso fiducioso, che si traduce in una leggera scrollatina d’ali. (Difficile sorridere con il becco!).
E’ il sorriso pieno di gratitudine simile a quando hai accudito meglio che potevi i piccoli, nel nido, e ad un certo punto vedi con stupore che prendono il volo e si librano in alto verso il cielo incontro al Destino che li chiama.
E’ con questo sorriso che la cinciallegra saluta i suoi studenti di quinta, “piccole donne” e “piccoli uomini” che crescono e che decidono di essere se stessi seguendo il richiamo del cuore ad “andare oltre se stessi” e seguendo il richiamo irresistibile della realtà e della Vita.
Un sorriso che, tradotto in una leggera scrollatina d’ali, diventa un augurio in…poesia…

"O frati - dissi - che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
(Dante - Inferno XXVI, 112-120)

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