A.A.A. Cercasi cervelli desiderosi di vita. Disperatamente.
Scritto da Chiara Bertapelle il 30 Novembre 2011.

È passata una settimana dalla mia visita a “Job & Orienta” di Verona, la fiera dell’orientamento scolastico. Avevo già partecipato a questo evento l’anno scorso, ma questa volta l’ho vissuto in modo diverso, guardando oltre ciò che appariva. Ecco, non ho visto solo migliaia di ragazzi accaldati ed euforici, chi più, chi meno, che si accalcavano per racimolare quante più informazioni possibile sulle Università… ma ho visto migliaia di teste, centinaia e centinaia di cervelli che costituiranno il futuro.
Ciò che sarà di questa, come di tante altre nazioni, è nelle loro mani. Anzi, mi correggo, nelle nostre mani. Cervelli con più o meno potenziale, menti volenterose e menti ancora inattive, intelligenze più sviluppate ed intelligenze meno sviluppate, per una manciata di ore abbandonavano la routine quotidiana - che spesso fa perdere il senso delle azioni apparentemente così uguali - per affacciarsi con timore alla finestra che sporge direttamente sul futuro. E tutte quelle parole, quelle domande che tali menti rivolgevano a chi ne sapeva più di loro, a chi sembrava aver capito tutto di se stesso e realizzato i propri sogni di vita, riecheggiavano nell’atmosfera caotica. Ma dietro a quel rumore assordante di tante, troppe, chiacchiere che sembravano sovrapporsi senza senso, ho visto aleggiare nell’aria miliardi di lettere, l’una dopo l’altra, fino a formare parole e poi frasi e poi concetti e poi ancora pensieri. Pensieri di giovani ragazzi e ragazze a cui, in questo momento, sembra di vivere in balia del dovere ma che, già adesso, stanno consapevolmente o inconsapevolmente posando il loro tassello nella società. Sì! Sì, sono proprio questi cervelli che domani costituiranno quelle istituzioni e quel mondo che ora sembrano loro così lontani ma di cui, in realtà, sono in parte già gli artefici. Ed è questo che mi ora chiedo: perché? Perché troppo spesso leggo negli occhi di questi giovani ragazzi non solo l’indifferenza verso l’istruzione – questo lo potrei comprendere - ma, soprattutto, cosa più grave in assoluto, l’indifferenza verso la vita? “Quale vita?” mi sembra di udire… Quale vita? Quella stessa vita che è preziosa non solo per loro stessi, ma anche per chiunque li circondi, per l’umanità intera.
Ed anche se tutte le menti del mondo, eccetto una, comprendessero il valore e l’importanza della vita e non tirassero troppo la corda, il mio appello non cambierebbe. No, non rinuncerei a dire nulla di quanto sto dicendo, perché è proprio quella persona a valere tanto quanto l’umanità intera. Tutte le cose, tutte le grandi cose nascono dalle più piccole. Per questo, nel profondo di me, spero sempre che ciascuno, quando sale in macchina, sprechi un secondo della sua vita per allacciare la cintura di sicurezza; che quando sta per bere il “bicchiere di troppo” che lo potrebbe portare alla morte ci pensi un attimo in più; che, quando avverte dentro l’irrefrenabile desiderio di provare il male proibito e spaccare il mondo, si fermi un-solo-istante-in-più.
Non pretendo di insegnare nulla. Non chiedo nemmeno che qualcuno legga ciò che ho scritto. Vorrei solo che ogni singola intelligenza, destinata a creare piccole o grandi cose, “sprecasse” questi secondi durante ogni sua giornata, per poter dire, un giorno, “è il tempo che ho sprecato meglio in TUTTA la mia vita”, e perché non si trovi, invece, a dover pensare “ho sprecato TUTTA la mia vita in poco tempo”.