Incontri e riflessioni

Vita da baby-squillo

Scritto da Maria Giorgia Bianco il 11 Novembre 2013.

Vita da baby-squillo
Perché lo facevi? Perché ti facevi del male? Ti costringevano?
All’inizio no, nessun obbligo, solo piacere, pura voglia di contrastare le regole, di essere libera, indipendente dai miei genitori. Avevo solamente voglia di provare nuove esperienze e così, iniziando per gioco mi sono ritrovata in un tunnel senza uscita: quello della prostituzione.
L’unico motivo per cui lo facevo era perché così potevo permettermi borse, vestiti, scarpe di firma, e mi piaceva, ne volevo sempre di più, ma poi, quando ho iniziato a capire che forse questa non era la normalità, a quel punto, solo a quel punto, ho capito che qualcosa non andava.
Eri l’unica ragazza minorenne?
No, con me c’erano altre ragazze, all’incirca tutte della mia età, e come me, anche loro, hanno iniziato per gioco, per ribellarsi all’autorità dei genitori.
Vendevi il tuo corpo in cambio di ricariche, borse, cellulari, cinture; come ti faceva sentire tutto questo?
All’inizio non me ne rendevo conto ma con il passare del tempo mi sono accorta che io non valevo così poco, io non valevo solo un cellulare o un cappotto, ma valevo, e valgo, di più.
Ti facevano solo dei regali o ti davano anche dei soldi?
Ricevevo anche dei soldi. Le tariffe da 250 euro a 2000. Spesso con i soldi guadagnati compravo della droga per sballarmi o essere più sciolta, più “gentile” con i clienti, sperando che mi dessero qualcosa in più.
I tuoi genitori non sapevano nulla?
Loro erano all’oscuro di tutto. Loro non erano mai a casa. Sempre fuori per lavoro. Che gliene importa di me? Anche se fossi morta non se ne sarebbero accorti, si figuri se si potevano accorgere di quello che facevo il pomeriggio o la notte.
Non puoi dire questo: come puoi pensare una cosa simile?
Lei non li consce. Loro se ne fregano totalmente di me! Io sono soltanto un peso per loro e infatti facevo la prostituta per non dover sempre  chiedere i soldi a loro. Non potevano lamentarsi di me, non ero più di intralcio.
E i tuoi compagni a scuola lo sapevano?
No, loro non sapevano della mia doppia vita, ma mi chiedevano continuamente cosa avessi, come mai fossi così strana, diversa dal solito. Io rispondevo male, li trattavo male, non mi rendevo conto che lo facevano per il mio bene, lo facevano per me, perché ci tenevano a me.
Cosa avevi di diverso?
Ero scontrosa, stavo sempre per i fatti miei, invece prima ero una ragazza allegra e spensierata. E poi ero dimagrita molto, avevo perso otto kili nel giro di un mese e mezzo. Mi sono riempita di tatuaggi e piercing. Ero un’altra, non ero più io!
Si dice che tu fossi anche ricattata, è vero?
Sì, è vero. Nel primo periodo questo non succedeva perché tutto procedeva secondo i loro piano, poi quando ho capito che quello che facevo non era giusto e ho deciso di smettere e tornare alla mia vita normale, bè a quel punto le cose sono solo peggiorate. Dicevano ai clienti di filmarmi e mi minacciavano di mostrare a tutti quei video se non avessi fatto quello che volevano.
Ti picchiavano?
Si, una volta è successo perché mi sono rifiutata di andare con un cliente a Barcellona e questo per loro significava soldi persi.
É vero che tra gli aguzzini c’era anche una mamma di una baby squillo?
A questa domanda preferisco non rispondere.
D’accordo. Andiamo avanti. Dove hai trovato la forza di confessare tutto alla polizia? Non avevi paura che se ti avessero scoperta ti sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto?
Paura? Paura ne ho avuta tanta. Molte volte, troppe volte, ho pensato di dire basta e di confessare tutto, ma tutte quelle volte la paura che mi assaliva era più forte di qualsiasi altra cosa e il solo pensiero di quello che mi sarebbe potuto capitare mi faceva venire i brividi.
Fino a quando non ne ho potuto più e non so spiegarmi dove e come, ma ho trovato la forza di chiedere aiuto. Se ci ripenso, se ripenso a quello che ho rischiato mi do da sola dell’incosciente, ma sono anche felice di averlo fatto. Ora sono libera!
Scoppia in lacrime. Mi viene spontaneo abbracciarla, il mio è un abbraccio materno, come quello che do ogni sera a mia figlia. Lei, in effetti, potrebbe esserlo, perché ha solo 15 anni. 15 anni ma non li dimostra. Se non la si conosce, se la si incontra per strada gliene si danno almeno 20. Ma è ancora solo una bambina, una bambina cresciuta troppo in fretta.
 
 
baby-squillo2"Tu vali, sì, ma vali più di tutto questo!"
 
Perché lo fai? Perché ti fai del male? Almeno tu che puoi sfuggire a quest’inferno, fallo!
Stai zitta, tu! Che cosa vuoi da me? Vattene! Non sei mia madre, non puoi dirmi cosa devo fare.
Ma non capisci che ti fai solo del male?!
Ma cosa ne sai, tu! Sei solo una puttana che non vale niente! Io invece valgo, valgo molto. Posso premettermi tutto quello che voglio con questo “lavoretto” e non devo rendere conto a nessuno, men che meno a te! Vedi questo cellulare? Me lo sono pagata con il guadagno di un solo cliente. Tu invece per permettertelo devi lavorare tutta la notte!
Come fai a dire che ti rende felice venderti per un cellulare o un paio di scarpe? Vendi il tuo corpo in cambio di cose superflue, inutili! Tu vali, sì, ma vali più di tutto questo!
Ti ricordo che siamo entrambe nella stessa situazione. Lascia tu questa vita se proprio ti fa così schifo! Oppure piace anche a te poterti permettere abiti e accessori firmati?
Come puoi dire questo? Come può piacermi questa vita? Magari potessi scappare! Ma sono costretta a subire tutto questo. Mi ricattano, mi picchiano se non faccio quello che vogliono i miei aguzzini!
Bè, forse, allora, sono più fortunata. Ma tu non impicciarti dei miei affari e pensa a guadagnare e non a perdere tempo nel cercare di convincere me.
Io proprio non ti capisco! Quand’è che ti accorgerai che non è questa la vita che meriti? Che non è questa una vita degna di essere vissuta? Ti vendi per cose inutili, superflue, effimere. Nulla di tutto questo vale la vita di una persona!
Sei molto brava  a parlare. Mi fai quasi commuovere con queste stronzate! Non puoi  capire quello che si prova quando indossi una borsa, che magari tutti desiderano ma non possono permettersi, e ti guardano con ammirazione, invidia. È una sensazione che ti ripaga di tutti gli sforzi.
Vuoi un po’ di coca?
No grazie non voglio bruciarmi il cervello con quella roba. Tienitela pure. Ma i tuoi genitori cosa pensano, cosa ti dicono?
Cosa vuoi che gliene importi a loro di me! Meno mi vedono meglio è.
Non ci credo, non può essere così: a un genitore importa eccome dei propri figli!
E i tuoi, invece, di te cosa dicono? Sono felici?
Felici? Come potrebbero mai esserlo? Comunque loro non lo sanno. Loro sono in Romania e credono che io faccia la cameriera. Non sai quanto mi mancano!
Tu non sai quanto sei fortunata! Magari anche i mei se ne andassero lontano e non li vedessi per un po’!
Vorrei che tu provassi, prima di dire certe cose!
Scusa ma ti devo proprio lasciare: è arrivato un cliente. Con questo, altro che borsa: mi rifaccio tutto il guardaroba!
Resto da sola, qui, su questo marciapiede, come ogni sera ad aspettare. Aspettare che il tempo passi e arrivi al più presto un futuro migliore.
Mi fa compagnia solo la tristezza: non per questa mia vita d’inferno, non solo. Anche perché incontro ogni giorno ragazze come Anna, che si vendono senza rendersi conto di quello che fanno. Quando se ne renderanno conto sarà troppo tardi.

Ti potrebbero interessare