Un' "ora di bellezza" a scuola? E' accaduto.
Scritto da Redazione il 04 Maggio 2012.
“Le ore sono fatte per l’uomo, non l’uomo per le ore”.
(Rabelais, Gargantua e Pantagruel)
Testi di alunni della I^DL curati dalla prof.ssa Luisella Saro
Anto
A volte si pensa che a scuola si vada solo per imparare la storia, l’italiano, la matematica, le lingue straniere... e invece ci sono delle lezioni che ti segnano per sempre: delle lezioni che, quando finiscono, ti lasciano qualcosa dentro che non riesci a spiegare e così ti sembra di essere cresciuto di alcuni anni in un'ora soltanto.
Non tutti gli insegnanti sanno coinvolgerti veramente, ma quelli che ci riescono lasciano un ricordo indelebile.
Forse quest'anno la lezione che mi ha "fatto crescere" di più è stata un'ora di supplenza nella quale, al posto della professoressa che era malata, è venuto un insegnate che non conoscevamo.
Invece di lasciarci fare quello che volevamo, ha cominciato a porci delle domande e ci ha lasciato del tempo per riflettere. Per prima cosa ci ha chiesto quale fosse stata l'ultima occasione nella quale avevamo provato rabbia o gelosia, poi però la conversazione ha attraversato diversi argomenti.
E' stato interessante ascoltare le esperienze dei nostri compagni, che siamo soliti vedere solo dall'esterno senza comprenderne la personalità.
Mi è piaciuto confrontare i comportamenti, ma anche le diverse problematiche che ognuno di noi si trova ad affrontare tutti i giorni nel suo piccolo: è stato come entrare per un'ora nella vita delle persone che mi stavano vicino, in particolare di quelle che non conoscevo bene.
Il momento più toccante, drammatico e dolce allo stesso tempo, è giunto dieci minuti prima che terminasse la lezione: tutti sapevano della malattia di quella ragazza un po' timida ma divertente che non si lamenta mai di niente ed ha sempre un grande sorriso stampato in faccia, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiederle come si sentisse. Quando ha cominciato a raccontare la sua storia, la preoccupazione e il dolore provato ad ogni ricovero in ospedale, gli occhi di tutti noi hanno cominciato ad inumidirsi.
Non ci sono parole per spiegare le emozioni provate in quel momento: in un viso si poteva scovare dolore, in un altro la drammaticità nel capire cosa si prova in certe occasioni e in un altro ancora la presa di coscienza del fatto che le cose brutte esistono e bisogna essere pronti ad affrontarle, anche se sicuramente non è facile.
Ma in quel momento ricco d'emozioni, pensieri e sensazioni, l'unica cosa che tutti volevamo fare era andare ad abbracciare la nostra compagna che per dieci minuti ci ha permesso di entrare nella sua vita, fatta anche di ospedali e di medicine.
E' importante riflettere su quest'argomento, perché a volte sembra che il mondo giri sempre nel verso giusto, ma purtroppo non è così per tutti: siamo abituati a lamentarci per ogni cosa, non facciamo altro che arrabbiarci per problemi insulsi. A volte invece per fortuna accade qualcosa e capiamo che fondamentali devono essere esclusivamente le cose principali e che uno degli insegnamenti che bisognerebbe imparare è l'importanza della vita e quanto, pur con le nostre difficoltà, siamo fortunati ad averla ricevuta in dono. Ogni tanto questo lo insegna proprio la scuola.
Michaela Zupparic
Alla scuola media abbiamo avuto molti giorni belli, ma uno mi ha colpito più degli altri. Era un giorno di maggio e faceva molto caldo, così il nostro professore di italiano decise di portarci fuori per una lezione dedicata ai grandi poeti. Una volta usciti, ci disse che dovevamo metterci in cerchio. Si sedette e ci chiese di sdraiarci e di guardare il cielo. Al primo momento mi sembrava un’ idea un po’ strana, perché rammentavo che si stavano avvicinando gli esami e piuttosto di portarci fuori a guardare quello che, per me, era “il nulla”, poteva aiutarci a preparare le tesine. Restammo dieci minuti a guardarlo e poi ci disse che a lui non piacevano molto le poesie lunghe in cui è difficile seguire il testo e trovare il senso che racchiudono, ma quelle corte, che rimarranno per sempre impresse dentro di noi, suscitando molte emozioni e qualche domanda. Il professore rimase in silenzio qualche minuto e poi continuò dicendoci: “ragazzi, questa poesia per me è fantastica: poche parole con un grande significato. È di Ungaretti e dice così: ‘M’illumino d’immenso’. È stupenda e si può interpretare…come si vuole.” Io rimasi con gli occhi al cielo e con la brezza che trascinava via le mie preoccupazioni. Pensavo solo al significato di queste parole che mi ritornavano sempre in testa, come una canzone ascoltata mille volte senza mai averla capita veramente. Ma niente da fare: non trovavo un significato plausibile e così quei versi mi fecero compagnia l’intera giornata. Ormai è passato più di un anno, ed io ancora oggi penso al suo significato, però inutilmente. Il mio professore mi diceva sempre che alcuni pensieri potevano essere solo interpretati con il cuore e non con la mente. Adesso ho capito che le sue lezioni non erano inutili ma significative. Questa poesia mi rimarrà tatuata sul cuore e non sbiancherà mai…
Anonimo
Era la quinta ora di un sabato mattina, il sole splendeva luminoso ed io ero seduta ad ascoltare ogni singola parola che usciva dalla bocca della professoressa di religione. Appena entrata aveva scritto sulla lavagna questa frase: “Chi trova un amico trova un
tesoro”. Questa frase è stata seguita dalla domanda: “Secondo voi è vero?”. Tutti in coro, senza neanche pensarci, avevamo risposto: “Sì!”. Lei allora ci ha chiesto perché. Abbiamo iniziato una discussione che è durata tutta l’ora, senza neanche un’ interruzione. La professoressa ci osservava attentamente e qualche volta si intrometteva facendoci qualche domanda apposta per stuzzicarci. Ricorderò questa lezione perché mi ha aiutato a riflettere molto sull’importanza dell’ amicizia. Ci sono amici veri e amici falsi; gli amici veri li riconosci: sono quelli che ti aiutano in qualsiasi occasione e che ti consolano quando ne hai bisogno. Sono le persone di cui ti puoi fidare e che sai che non ti deluderanno mai. Sono quelli che con un semplice sorriso e con la fedeltà della loro compagnia ti rallegrano la giornata. E’ una lezione mi è servita molto e che non dimenticherò.
Sabina
Un'ora scolastica che mi ha colpita particolarmente, e della quale conservo un bel ricordo, è un'ora di Latino in cui abbiamo parlato di Catullo. Proprio lui: questo autore di cui non avevo mai sentito nulla prima, mi ha colpito molto; in particolare una sua poesia intitolata "Odi et amo". Quando la prof. ha iniziato a parlarne, subito qualcosa mi ha colpito e la mia attenzione era tutta per lei.
Poche parole che racchiudono un grande significato mi hanno letteralmente fatta sognare ad occhi aperti. Quell' ora passata ad ascoltare la prof. è stata spettacolare ed è trascorsa così velocemente che è stato un vero dispiacere la campanella che l’ha interrotta bruscamente. Credo sia stata la prima volta che ho sperato che un’ora scolastica non avesse fine! Questa lezione mi rimarrà sicuramente impressa, perché Catullo, con le sue parole, ha saputo farmi sognare come nessuno prima aveva mai fatto.
E.D.
Ricordo ancora dopo tanto tempo ogni singolo giorno, ora, minuto trascorso alla scuola elementare. Mi trovavo bene con le maestre e i miei compagni, perché eravamo una classe unita e perciò tutte le lezioni erano serene, ma ne ricordo una in particolare.
La maestra di italiano e storia ci aveva chiesto di portare alcuni ricordi (fotografie, oggetti, peluche…) appartenenti ai nostri primi anni di vita, in modo che potessimo spiegare il significato che essi avevano per noi.
È stato molto bello scoprire il passato dei miei compagni di classe: le loro piccole e grandi paure, alcuni fatti accaduti, i loro legami affettivi, i loro punti di riferimento (come la mamma, il papà, i nonni oppure i fratelli più grandi…).
Uno ad uno abbiamo spiegato il significato dell’oggetto che avevamo con noi.
Forse alcuni provavano imbarazzo a rendere gli altri partecipi dei loro momenti passati, ma in fin dei conti abbiamo avuto tutti dei momenti positivi e negativi nella nostra infanzia, e parlandone fra noi ho capito quanto è veramente importante il bisogno di una persona adulta accanto sempre e dovunque, soprattutto quando si è bambini.
Ho provato molto interesse verso i racconti dei miei compagni sulla loro infanzia e ora ho capito il perché. Secondo me un bambino può conservare più ricordi ed emozioni rispetto ad una persona adulta. La domanda che sorge spontanea è “perché”? Beh, a parer mio è molto semplice la risposta: anche se un bambino ha vissuto meno esperienze e avventure rispetto ad una persona più anziana, riesce ad emozionarsi per ogni singolo momento perché per lui è tutto nuovo e lo vive al meglio, amplificando tutti i suoi sentimenti: belli e brutti.
Riguardando la foto che avevo portato a scuola quel giorno, capisco quanto era bello essere bambini, per le piccole e grandi gioie che provavo per qualsiasi cosa. Forse la maestra ci ha fatto svolgere quell’attività proprio per ritrovare nella memoria quell’ora di lezione anche dopo dieci o quindici anni, per comprendere il significato più profondo dell’infanzia e per questo sono grata a lei e alla sua ora di lezione.
Elisa Pernumian
Qualche settimana fa, durante un'ora di italiano, abbiamo letto dei testi sui “modelli di vita”: sulle persone da cui prendiamo esempio e ci siamo chiesti quali sono per noi. L'attività era nata con il desiderio di riflettere sulle diverse tipologie testuali, però la lezione si è trasformata in un'occasione per conoscerci meglio. La professoressa leggeva ad alta voce ogni nostro testo e, più andava avanti, più si creava una bella atmosfera di “ascolto”. La cosa straordinaria è come ognuno di noi, anche senza farlo vedere agli altri, è riuscito ad emozionarsi sentendo le esperienze dei compagni. C'è chi ha raccontato storie tristi, come la perdita in un fratello o di un nonno, ma anche chi ha deciso di descrivere situazioni felici, come l' importanza di una persona che è ritenuta particolarmente significativa per la propria vita. Così i sentimenti di ognuno, belli o brutti che fossero, sono stati condivisi da tutti; sembrava quasi che ogni ragazzo volesse farsi carico del dolore del compagno o si rallegrasse delle esperienze di un altro. Grazie a questi testi siamo entrati nella vita di ognuno dei nostri compagni, come se avessimo osservato attentamente il loro passato e il loro presente, ma non con gli occhi, solo attraverso le loro parole. Quella mattina ci siamo portati a casa un pezzo, anche se piccolo, della vita l' uno dell'altro. Non abbiamo imparato cose che riguardavano solo le tecniche di scrittura, o l’italiano, ma anche a saper ascoltare le esperienze degli altri, a saperle ricordare e ad immaginarle come fossero nostre. Abbiamo imparato che ognuno di noi ha una storia diversa da raccontare e diverse idee da condividere; abbiamo imparato che il sorriso che portiamo ogni giorno a scuola può nascondere sentimenti tristi dovuti a esperienze passate; abbiamo imparato che il voto che ci è stato dato non era importante come le cose che abbiamo ricevuto dai compagni; abbiamo imparato che la scuola non insegna solo delle materie, ma anche tutte queste cose. Infine abbiamo imparato che la nostra classe è un gruppo pronto ad ascoltare tutti e ad interessarsi di quello che ognuno prova.
Iva
Sono proprio certe lezioni a farti capire che la scuola non è solo studio, compiti, noia e difficoltà; la scuola è qualcosa di più: un insegnamento che ti può aiutare a crescere e può segnarti la vita; che ti dà l'occasione di capire meglio la tua strada per viverla al massimo. In fondo tutti noi a scuola passiamo i migliori anni della nostra vita e conosciamo delle persone fantastiche!
Ricordo particolarmente un'ora di supplenza. Pensavamo tutti di poter star tranquilli a fare niente, quando, invece, è arrivato quel prof. che sembrava lì per rovinarci i piani. Entrato in classe, mi ha dato l'impressione di uno di quei professori sciocchi e poco attenti, uno con il quale non avremmo mai potuto fare un discorso serio, e invece la ricordo come una delle lezioni più belle, almeno sino ad ora.
Il professore ci ha proposto di poter parlare e riflettere su di noi e ci ha posto delle domande alle quali abbiamo potuto rispondere con la massima sincerità. Alcune risposte dei miei compagni mi hanno colpita molto, perché ho capito che anche le persone che pensavo più forti hanno, in realtà, delle debolezze e hanno “qualcosa” alle loro spalle o nella loro quotidianità che non avrei mai immaginato.
Abbiamo parlato dell'amore che si vive alla nostra età, dell'ultima volta che ci siamo sentiti fieri di noi stessi e dell'ultima volta che abbiamo provato paura. Quest'ultimo argomento, la paura, è riuscito a fare in modo che anche le persone più timide si aprissero e parlassero di ciò che forse non hanno mai avuto il coraggio di dire. Le paure che certe persone hanno provato o provano sono inconcepibili e sembrano incredibili, eppure esistono ed accompagnano la nostra quotidianità.
La lezione di quel giorno mi è particolarmente piaciuta perché ho potuto conoscere molto meglio alcune persone e i loro pensieri e capire che ognuno di noi tiene nascosto dentro di sé qualcosa, anche se cerca di apparire sempre sorridente davanti agli altri. La sincerità di alcune persone mi è piaciuta moltissimo e credo che quei sessanta minuti siano stati una bella occasione per rafforzare il nostro rapporto di classe e capire che a volte mostrare le proprie debolezze può essere un modo per liberarsi di quei pesi che spesso ci teniamo dentro, senza vergognarci di ciò che realmente siamo.