Incontri e riflessioni

Scoprirsi attraverso un viaggio

Scritto da Iris Bulcari, Classe 3BU il 16 Febbraio 2020.

Il termine “viaggio” deriva dal latino “viaticus”, che indica l’occorrente per mettersi in cammino. Inoltre, è una delle metafore più presenti nell’immaginario collettivo: la vita viene intesa come un “cammino” o un “pellegrinaggio”, la morte come un “trapasso”, i momenti decisivi della vita in società come “riti di passaggio” e così via. Insomma, il viaggio è qualcosa di connaturato alla vita umana.

Il viaggio può avvenire in qualsiasi momento o luogo, per terra o per mare, nel cielo o sottoterra, ma può anche realizzarsi semplicemente attraverso la fantasia.
Sin dall’antichità l’uomo ha sempre viaggiato perché spinto da vari motivi, basti pensare ai primi ominidi che, per sopravvivere alle intemperie della natura, hanno viaggiato per il mondo alla ricerca di cibo e di un ambiente più accogliente; oppure ai pellegrini, i quali nel Medioevo intraprendevano lunghi cammini come penitenza da affrontare per scontare i peccati commessi; o agli esploratori, come Cristoforo Colombo, sempre alla ricerca di nuove ricchezze e fortune. Inoltre, con il Rinascimento, il viaggio diventò occasione di scoperte nuove come quelle geografiche e di valori che cambiarono quelli già riconosciuti come tali.
Oggi, invece, per la maggior parte dei casi, si viaggia per il semplice gusto di farlo, per provare forti emozioni e per scoprire luoghi e persone diverse. Per me, ad esempio, il viaggio è l’unica vera chiave per conoscere il mondo. Si lascia un giorno la propria casa con una piccola valigetta in mano e si ritorna con una diversa, più grande, più variata, ricca di esperienze, ricordi, stili di vita differenti.
Il viaggio infatti può essere considerato come una continua indagine su noi stessi perché, attraverso esso, scopriamo il nostro vero carattere, i nostri desideri e le nostre passioni più nascoste, che, nella vita di tutti i giorni, ci riesce difficile far emergere in quanto immersi nella monotonia e nello stress. Ogni giorno infatti il nostro cervello si sforza di organizzare gli impegni della giornata, di far quadrare i conti fra “doveri e piaceri”, di renderci presentabili per piacere agli altri, il che si traduce in un’impresa molto faticosa e non sempre gratificante.
Ma ecco invece che durante il viaggio, inteso come una fantastica “evasione”, ogni preoccupazione del genere svanisce come per magia, come se Silente avesse sventolato la sua bacchetta magica!  Durante il viaggio riusciamo a comprendere pienamente noi stessi, scoprendo a volte di amare quella nuova personalità o le caratteristiche che emergono. Oltre che scoperta, il viaggio diviene allora anche occasione per trasformare e modificare la nostra natura; un viaggio potrebbe cambiare alcuni modi di pensare e di vedere le cose, alcuni nostri comportamenti sbagliati, insomma maturarci.
Non tutti però hanno questa grande opportunità e devono accontentarsi di “volare” solo con l’immaginazione. La mente dell’uomo è qualcosa di straordinario perché può proiettare l’impossibile, quello che non esiste in natura, oppure quello che vorremmo ma che al momento non abbiamo. Anche la fantasia prodotta dalla mente umana è un viaggio perché ci porta, in questo caso spiritualmente, lontani dalla nostra spesso angusta realtà, al di là di qualsiasi distanza fisica. Ci può portare nello spazio, nel passato o nel futuro, così come in luoghi puramente inventati. La mente è talmente potente che basta solo un secondo affinché la tua anima, il vero te stesso, intrappolato in un corpo naturale, viaggi e si rechi ovunque voglia andare.
Nella mia vita finora ho fatto pochi viaggi ma spero di farne tanti perché “visitare il mondo” è il mio sogno più grande. Sono amante della cultura, della storia, delle lingue, delle tradizioni alimentari, degli usi, costumi e tradizioni, delle diverse tipologie di musica e di città che contraddistinguono ogni popolazione e quindi desidero, sopra ogni altra cosa, toccare con mano queste diverse realtà. Tuttavia, fintanto che attendo di diventare maggiorenne per poter salire sulla mia Mini Cooper nera fumante e viaggiare da sola, grazie all’ immaginazione scivolo via come il vento in luoghi inesplorati, impossibili da descrivere a parole. Basta una canzone preferita, un argomento studiato in classe, un avvenimento come il primo amore, oppure un libro avvincente a portarmi lontana mille miglia.
Sono soprattutto i libri a creare un effetto “teletrasportante” perché, anche se ci si trova fisicamente in un luogo in cui si è visibili a tutti, in realtà si sta impugnando una spada e si sta combattendo per far trionfare il bene, si sta ballando al chiaro di luna con il proprio principe azzurro, si sta viaggiando insieme a Virgilio e a Dante cercando di soccorrere quest’ultimo prima che cada “come l’uomo che sonno piglia”… oppure si stanno aiutando Sherlock Holmes e Watson a risolvere l’ultimo intricato caso. È proprio questo il bello dei libri e dell’immaginazione: puoi entrare a far parte della storia ed essere tu stesso il protagonista calandoti così in mille possibili ruoli e viaggiando in mille altri mondi paralleli.
Da ciò si evince che l’importante per me non è la destinazione o la durata del viaggio, bensì il progetto che lo accompagna e le emozioni che ne derivano, quindi il “viaggio” in sé.
 
 

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