Incontri e riflessioni

Prova

Scritto da Redazione il 07 Settembre 2010.

Prova
Il canto che salva dall’Olocausto, vero e non presunto
Eno Mucchiutti, il “cantante del lager” che grazie alla propria voce riuscì a sopravvivere all’inferno, un inferno di cui alcuni tuttora negano l’esistenza


Eno Mucchiutti, nato a Cormons nel 1919, baritono, grazie alle sue doti riuscì a sopravvivere all’inferno degli undici mesi che visse da deportato a Dachau, Mauthausen, Melk ed Ebensee. Solo recentemente Mucchiutti ha scelto di raccogliere in un libro la sua testimonianza, curata da Marco Coslovich. “Avevo sempre intenzione di scrivere queste memorie – spiega Mucchiutti - ma pensavo: forse è meglio scordare tutto, ma non mi è stato possibile farlo. Il pensiero del lager mi perseguita, perché rivedo gli amici di sventura che non sono mai più tornati, spariti in una nube di fumo, sul momento quasi una liberazione da quelle enormi sofferenze. Mai li ho dimenticati, mai li dimenticherò”.

Con queste parole, il protagonista spiega le motivazioni che l’hanno spinto a pubblicare le proprie memorie più nere.
Eno è il prigioniero numero 98748, lavora in condizioni disumane, scavando a Mauthausen, sale più e più volte la famigerata Totestiege ("scala della morte"), lavora, ridotto in schiavitù, nelle asfissianti gallerie di Melk. Ma Eno canta. E canta divinamente. I tedeschi lo vengono a sapere e questo lo aiuta in diversi frangenti, vista la risaputa passione da parte delle SS tedesche verso la musica, specialmente quella italiana. La musica non gli evita le sofferenze, ma in più di una circostanza gli salva la vita. La sua voce, una volta liberata, ha permesso a Mucchiutti di iniziare una carriera di livello internazionale e di cantare con tanti colleghi di fama mondiale nei principali teatri italiani e internazionali.
Questa è la storia di Eno Mucchiutti, che ci arriva all’orecchio proprio grazie a queste sue memorie recentemente pubblicate. Il libro che tratta la sua vicenda, dal titolo “Il cantante del lager”, viene raccontato in questo periodo durante una serie di presentazioni disseminate in tutto il territorio italiano, a cui partecipano studenti e non, interessati ad approfondire i temi dell’olocausto e della reclusione nei campi di concentramento. Quest’ultima realtà, infatti, ha riguardato non solo uomini di fede ebraica ma anche, seppur in parte molto minoritaria, soldati e civili italiani.

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