Non è morto solo l'assassino
Scritto da Laura Scarpa il 21 Agosto 2013.

Novantotto anni e 15.000 vite sulla coscienza, è morto Laszlo Csatary. La notizia è stata divulgata dall’avvocato Gabor Horvath, il quale ha informato che l’uomo accusato di “crimini contro l’umanità” e considerato responsabile per la deportazione di 15.000 ebrei nel campo di sterminio di Kosice (Slovacchia), se ne è andato ieri nell’ospedale di Budapest.
Leggendo questa notizia nel web ciò che mi ha veramente colpito è il commento di Efraim Zuroff, direttore dell'ufficio di Gerusalemme del Centro Simon Wiesenthal:
“E' una vergogna che Csatary, condannato e perpetratore dell'Olocausto completamente impenitente che è stato accusato nel suo Paese natale per i suoi crimini, alla fine abbia eluso la giustizia e la punizione."
“Ha eluso la giustizia” afferma Zuroff. Csatary è morto ed era un vecchio, sorreggeva un secolo sulle spalle. È morto, eppure se ne parla come se fosse fuggito in qualche isola tropicale. I crimini da lui commessi sono senza dubbio imperdonabili, crimini per cui avrebbe dovuto pagare. Avrebbe dovuto pagare anni e anni fa, visto che è stato ricercato per più di un decennio.
Credo sia inutile ormai prendersela con un uomo che non c’è più. Forse rimedierà ai suoi sbagli nel posto dov’è ora, forse si è pentito o forse non è che un cumulo di ossa e ciò che è stato è stato.
Cominciano a morire pure loro, i carnefici. Questo fa pensare al tempo che se ne va; tutto passa e la giustizia lascia il tempo che trova.
Se molti oggi hanno parlato del criminale, io questa sera dedicherò del tempo a quelle 15.000 vittime, su cui pochi hanno focalizzato l'attenzione. Non sono morte ieri, ma meritano di essere ricordate.