Luop Roux
Scritto da Alice Stefanutto, 4BL il 14 Febbraio 2016.

L'uomo aveva un gomito appoggiato sul tavolino e il pugno chiuso sorreggeva un viso assorto e pensieroso. I colori accesi della tovaglia e della copertina dei libri che aveva con sé contrastavano con il suo incarnato pallido.
Era l'ora dell'imbrunire nel Caffè all'aperto di Montparnasse, il viavai dei passanti e il brusio del loro chiacchiericcio non lo riguardavano. I suoi pensieri erano altrove... nemmeno la lettura gli era di compagnia. Che cosa vedevano quegli occhi malinconici, sormontati da folte sopracciglia? A cosa pensava quella fronte aggrottata?
Le rughe che gli solcavano il viso, interrotto dalla linea accentuata del naso, erano il segno di un'esistenza lunga e sofferta. Portava sulle spalle, coperte da una giacchetta blu-marine, tutto il peso di un animo colpito da un grande dolore... Il berretto calato sulla fronte come un sipario chiuso tra lui e il resto del mondo. La barba incolta e i baffetti scomposti tradivano la trascuratezza della sua persona. Gli occhi infossati, quasi piangenti, erano spenti da ogni barlume di vivacità, come pozzi scuri senza fondo che celavano un animo intristito dalle avversità della vita e dalla solitudine che lo accompagnava. Un angelo caduto che aveva perso lo spirito della Misericordia. Marie se ne era andata qualche tempo prima. In silenzio, con discrezione, sulle ali di una farfalla che aveva per sempre smesso di volare.
"Cara dolce moglie mia! Come il ricordo tuo fa ancora fremere questo vecchio e stanco cuore e quanto è più pesante il rimpianto di non averti dedicato il tempo che meritavi. Alla sera quando rientravo e mi accoglievi dolce e sorridente, io fuggivo il tuo sguardo e il tuo caloroso abbraccio per raggiungere gli amici al Bistrot e fare tardi con loro...
AH! Le donne con le loro inutili smancerie, buone solo a fare figli e a riassettare casa!... dicevano...
Se vedessi ora come sono trasandato nel vestire, tu che inamidavi le mie camicie e le profumavi di lavanda selvatica. Quanto desidererei percepire ancora quel profumo che aleggiava dentro casa. Il mazzetto di fiori che ho sul tavolo è solo una pallida copia di quelli di allora.
Vorrei sentire per l'ultima volta il tocco lieve delle tue mani tra i miei capelli. Mi chiamavi Loup Roux per il loro colore. Sento ancora nelle orecchie il tuo riso cristallino, come acqua di sorgente, quando pronunciavi quel nome.
In lontananza riecheggiano lungo la via le note di un suonatore ambulante; fanno rivivere i momenti di festa, di te che volteggiavi al suono del valzer stretta a me in un caldo abbraccio musicale!
Mia amata, dove sono quei bei tempi passati che racchiudo gelosamente nel ricordo?
Il pugno chiuso conserva la tua miniatura, come uno scrigno il suo tesoro più bello."
L'uomo aprì lentamente la mano e osservò quel piccolo ritratto. Un sorriso gli increspava il viso come una brezza leggera muove l'onda di un mare calmo.
Van Gogh ha voluto con questo ritratto rappresentare l'amico medico, il dottor Gachet, non solo perché vedeva in lui "un volto irrigidito dal dispiacere", ma anche per dichiarare la sua malinconia, compagna assidua nella vita del pittore.