Incontri e riflessioni

Lucciole e Principesse

Scritto da Tommaso Fagotto, 2DL il 30 Settembre 2012.

Lucciole e Principesse
Dicono che una bocciatura sia sinonimo di fallimento nella vita. Io non credo a questo. O meglio, non completamente. Il fatto principale è: Te lo aspetti?
Sì.
Allora sei pronto, sai cosa ti trovi davanti, sai che dovrai ripetere l’anno, ricominciare tutto daccapo: nuovi compagni, nuove amicizie, nuovi professori. Ma lo sai. Te lo aspetti. Sai che non hai dato il massimo, che può capitare, che ricomincerai studiando, il prossimo anno. È complicato, ma non è impossibile.
No.
È un problema. Un piccolo, grande problema. Perché nel tuo piccolo avevi già concepito e pensato a come sarebbe stato in terza, con filosofia, diritto...
Io adesso mi ritrovo con ventinove compagni nuovi di cui conosco a malapena il nome. E tutti mi vedono serio, parlo poco. Ma in realtà io non sono così. E anche se il mio corpo è in seconda DL, il mio cuore è in terza. Mi mancano le mie vecchie compagne, con cui ridevo, e il mio vecchio, unico compagno maschio. Che adesso è rimasto da solo. E ogni volta che entro in quella classe mi sento a casa, sento quel meraviglioso clima, dove non c’erano segreti per nessuno, dove ci si prendeva (qualche volta) in giro a vicenda, ma poi tutto si sistemava.
Dentro, un po’ sentivo che c’era qualcosa che non andava bene; avevo l’amaro in bocca di una delusione personale non ancora accaduta. E questo era un problema non indifferente. Cercare di capire cosa c’è che non va spesso ti porta a crearti, da solo, una situazione di disagio. Faccia a faccia con te stesso. Ricordo, e ricorderò sempre di come ci divertivamo, di come mi sono sentito “a casa” in un posto in cui nessuno, mai, si sentirà veramente a casa. La scuola.
Non sono ancora riuscito a riprendermi, a stare bene dopo questa bocciatura, anche se so di essere capitato in una meravigliosa classe, di cui non mi lamento per niente. Sono tutti gentili. Il problema sono io. È un periodo in cui odio quasi tutti, senza motivo. E quando qualcuno mi fissa, penso “togli quel riflettore dalla mia faccia”. Sono vittima del sospetto, ormai. “Mi conoscono”, dico fra me. “Sono stato bocciato”. È scientifico che le persone bocciate le conoscono tutti; non si sa perché, per come. E penso che tanto è una fase passeggera della mia vita.
Quello che mi è successo l’anno scorso è strano... Come quando desideri qualcosa, e dai poco peso a quello che hai vicino a te, ma quando raggiungi quei desideri e ti accorgi che non sono come pensavi rimani solo. Così. Io sono rimasto solo, con le persone che non mi amano, ma mi rispettano.
Dovevo seguire quello che avevo dentro il petto, ma le risposte erano tutte e due lì. Non sapevo se mettermi a studiare e recuperare tutto, o continuare a cercare di dare un senso alla follia. Ho dato il massimo, ma non era abbastanza. E le persone che continuano a definirmi infantile non mi creano alcun problema. Penso che sia il modo delle persone noiose di definire le persone allegre. Quello che mi hanno detto è che devo crescere e cambiare. Ma io non lo farò, non cambierò. Di crescere ho tutto il tempo, ma penso che le persone nascano già con un carattere, una predisposizione a qualcosa, e che non cambino mai. Certo, il carattere può subire delle variazioni, ma non si può cambiare se stessi.
Concludo con una frase che ripetevo spesso ad una mia compagna e amica:
Tutto quello che luccica, è vero, potrebbe essere oro, ma anche solo una lucciola... E al buio è facile confondere lucciole e principesse.
Ogni tanto, quando sono un po’ giù, la penso e sto meglio. Con questo testo volevo solamente ringraziare le mie compagne e compagni, di scuola e di vita. Grazie.

Ti potrebbero interessare