Il nostro viaggio di felicità
Scritto da Allieva di classe prima il 05 Giugno 2017.

Così come Odisseo, con la sua audacia, il suo coraggio, la sua intelligenza e la sua voglia di ritornare in patria, intraprende un viaggio avventuroso e pieno di insidie, anche noi ogni giorno, nel nostro piccolo, intraprendiamo tanti viaggi di diverso tipo che, con le loro difficoltà e vicissitudini, ci fanno crescere e ci insegnano ad affrontare quello che è il nostro viaggio più importante: il viaggio della vita.
La prima cosa che mi viene in mente se penso alla parola “viaggio” è sicuramente l'immagine di una spiaggia in qualche posto esotico, magari al tramonto con il sole che si riflette nel mare e un cocktail di frutta a completare quello che è per me l'immagine della calma e della serenità più assoluta. Il viaggio può essere, infatti, una vacanza, avventurosa o rilassante, fatta per staccare la spina da tutto e da tutti rinchiudendosi nella propria isola di felicità di benessere sia fisico che mentale.
Quella della vacanza è sicuramente l'associazione più comune che di solito si fa con la parola “viaggio”; ma spesso non pensiamo che viaggiare non significa per forza spostarsi, fare bagagli, prendere treni, aerei.
Viaggiare non significa passare da città in città, ma più spesso da pensiero a pensiero, da sogno a sogno. Troppo spesso diamo per scontato che i viaggi più belli, lunghi, intensi e pieni di avventure li facciamo sotto le coperte, la sera, con le luci soffuse, le cuffie nelle orecchie, magari abbracciando un cuscino con gli occhi un po' lucidi, non per la tristezza, quanto più per la nostalgia, quella che nell'Odissea viene definita come “nostos”, cioè dolore del ritorno. Un dolore del ritorno per qualcosa che ci manca e vogliamo raggiungere, o per qualcosa che c'è ma abbiamo paura di perdere in quelle sere in cui un viaggio che comincia quasi per caso nella nostra testa si trasforma, diventa sempre più lungo, sempre più complesso, sempre più bello e gli occhi diventano lucidi dall'emozione solo quando ci rendiamo conto che il viaggio della nostra mente e quello della nostra vita potrebbero davvero coincidere.
Quant'è bello poi con quell'emozione addormentarsi e iniziare il sogno in cui ogni sensazione è amplificata, in cui ti senti più forte di Odisseo, pronto a sconfiggere il Ciclope Polifemo solo con uno sguardo, a non lasciarti incantare dal canto delle Sirene, a resistere alla promessa di immortalità di Calipso, perché solo uno è il tuo obbiettivo: raggiungere la serenità.
Per Odisseo la serenità era ritornare finalmente da Penelope e dalla sua patria; per noi è raggiungere un obbiettivo, realizzare un sogno come un lavoro o una famiglia, o semplicemente star bene nel presente, ogni singolo giorno. Ognuno ha il suo motivo per cui vale la pena avere il coraggio e la tenacia di Odisseo. Ognuno di noi inizia un viaggio, supera ostacoli, prende treni (o a volte li perde), fa esperienze, conosce persone per un solo ed unico motivo: essere felici.
Ognuno di noi sceglie con chi condividere il suo viaggio di felicità, o meglio, verso la felicità. Anche se, per quanto felici, si sa, ci mancherà sempre qualcosa. Come al giorno d'oggi dove tanti giovani partono all'estero alla ricerca di un futuro migliore, ma lontano dai loro cari, o i milioni di migranti che fuggono dalla loro terra per scampare alla guerra, spesso perdendo le loro famiglie e quindi parte di loro stessi.
Io nel mio piccolo credo che sì, nella vita sia bellissimo viaggiare, scoprire, imparare ad amare altre culture, viaggiare con la mente esplorandone i suoi angoli più bui, ma penso anche che prima di partire bisogna sempre assicurarsi di aver lasciato indietro un buon motivo per tornare, perché le nostre origini sono e saranno sempre alla base del nostro viaggio di felicità.