Incontri e riflessioni

Grandi piccoli problemi

Scritto da anonima il 25 Agosto 2011.

"Dopo vai fuori?"
"Sì, papà, penso di andare un attimo in gelateria a prendere un gelato e poi torno a casa…"
"Ah, ok. Puoi portare a casa un gelato anche per me?"
"Sì, sì… Che gusti vuoi?"
"No scusa… Io lo voglio confezionato..."
"Papààà, in gelateria mica lo vendono confezionato! E lo sai che il bar non è aperto di martedì.."
"Eeeeeeeeeh, quante storie!… Ma io lo voglio confezionato!"
“E io cosa posso farci!? Te lo fabbrico?! Non so cosa dirti… Se vuoi un cono o una coppetta in gelateria te la prendo senza problemi…"
"Vedremo… Per che ora pensi di uscire?"
"Non so neanche se esco… Se più tardi mi viene voglia ti dico..."
"Ok..."
Una classica chiacchierata tra padre e figlia, se non fosse per un dettaglio: mio padre che sente ma non ascolta.  In fondo il concetto non mi sembrava molto complicato da comprendere, eppure dieci minuti dopo, mentre me ne stavo beata al computer in cucina, come volevasi dimostrare entra e mi chiede: "Ma allora, dopo devi uscire?"
"Eeeeeehmm... Papààà, ti ho spiegato dieci minuti fa che se mi va esco a prendermi un gelato e che ti avverto se esco..."
"E non puoi prendere un gelato anche per me?"
"Ma allora ti va bene anche se lo prendo in gelateria?"
"No. Non è che potresti prendermelo confezionato?"
(No. Non ci posso credere. Mi sta prendendo in giro?!)
"Ma se ti ho appena spiegato che è aperta solo la gelateria e lì lo vendono sciolto!"
"Ah, già... Va bene… Niente, allora... Ma… con chi vai fuori?"
"C'è la mamma lì con Anna; passo e in caso mi fermo dieci minuti…"
"Ah, va bene. Scusa, quando hai detto che hai intenzione di uscire?"
“Senti, papà, non è che per caso hai fretta di buttarmi fuori?! Ti ho detto che non lo so! Quando esco ti avverto…"
Magari fosse finita qui... Finalmente mi decido ad alzarmi dalla sedia e ad uscire; prendo le scarpe e, mentre le allaccio: "Esci?"
"Sì, ora vado..."
"Allora, mi porteresti a casa un gelatino?"
"Mi prendi in giro, vero!? Ti devo fare un disegnino: giorni di apertura e di chiusura del bar con gelati confezionati, differenza tra gelato in cono, coppetta, gelati confezionati e non…?!"
"Ah no, no, no, scusa, scusa! Sciolto… Confezionato… Capito, capito! Ma... con chi esci? Esci con le tue amiche?"
"Cosaaa?! Cosa stai dicendoooo!? Sei impazzitooo?! Concentrati quando ti parlo! Concentrati! Lo ripeto l'ultima volta, lentamente. Segui il labiale. Sono con la mamma: mi-a ma-dre, tu-a mo-glie, la don-na che hai spo-sa-to! Ti è tutto chiaro?!"
"Beh, non serve che rispondi così, sai? Ho tante cose a cui pensare! Non posso stare dietro anche a te... E se le robe non le capisco tu le ripeti, perché… Perché sono tuo papà. Ecco."
Sì, caro il mio papi. Io ti voglio un botto di bene, ma mi fai venire un esaurimento nervoso, se mi fai ripetere la stessa cosa dieci volte di seguito…”
Ecco un colloquio-tipo. Ma questo è niente, perché non c’è peggior cosa di quando ti sente ma per chissà quale vizio, abitudine, mania, ti risponde con un bel, sano e sonoro: "EEEEH!?!?!?!"
Miiiio Dio...
"Papiiii, è pronta la cenaaaaa!" E urliamo come forsennate. Sì, perché, sistematicamente, ogni volta che arriva l’ora di pranzo o di cena, lui - chissà per quale strano, inspiegabile motivo - ha sempre qualcosa da fare: una sorta di impegno inderogabile, e così, di conseguenza, io o mia mamma ci ritroviamo a doverlo chiamare 257 volte prima che si degni di sedersi a tavola.
Da qualche angolo remoto della casa sentiamo: "Eeeeeeehhh?!?!?!"
"E’ prontoooo!!!"
"Aaah?!?!" (Sì, a volte cambia vocale, tanto per non essere monotoni).
"E’pronta la cena!!! Vieni a mangiare!?"
"Eeeeh?!?!.." E così, all'improvviso, prima che tu possa ripetere la maledetta frase, cominciando a sentire le corde vocali che iniziano lentamente a degradarsi, eccolo che ti risponde, perché lui in realtà non è che non ha capito, eppure capita sempre così e non si sa perché deve prima risponderti con il suo inimitabile, inconfondibile:"Eeeeh!??!" Che sia un saluto? Una sorta benvenuto? Un rituale? Boh!.
"Sììì, un secondo e arrivo!"
Ora ditemi voi come dobbiamo fare. Mamma ed io stiamo seriamente indagando per trovare una soluzione. Finora le abbiamo provate tutte, ma non c'è scampo: ogni volta la stessa storia, magari con lievi variazioni di vocali. E il punto non è che è sordo! Ci sente benissimo, quando vuole! Circa un mese fa, ad esempio, sono uscita con le mie amiche a ‘Porto’ e quando sono tornata a casa ho mostrato a papà il nuovo orecchino che mi ero comprata. La conversazione è stata più o meno questa:
"Guarda, papà. Ti piaceee???"
"Cos'è quella roba?" (Chiaramente con la sua aria da "non-me-ne-frega-niente-ma-fingo-di-essere-interessatissimo")
"E’ il mio nuovo 'orecchino', papi. Ti piace?"
"Hmmmm... Sì, sì, carino…"
Io, tutta contenta, faccio per uscire dal salotto e dall'uscio della porta sussurro:
"E’ un dilatatore, in realtà, comunque..."
E lui: "OOOOOOOOOOOOOOUUUUUUUUUHHH!!!!!!!!! Guai a te se ti cacci quelle robe dentro i lobi, che poi ti vengono le orecchie grandi cosìììììì!!! Varda sa, picoea!!!"
Ma scusa, papà, perché senti solo quello che vuoi sentire?! Perchééé!?
In attesa di una tua risposta, ti voglio bene, papi. Anche quando sembra che non mi ascolti. Anche quando ti fa comodo non ascoltarmi.
P.S. Se qualcuno ha qualche consiglio da suggerire, grazie…
Peace out.

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