Incontri e riflessioni

Come un soldato in guerra, ferito ad una gamba

Scritto da Maria Giorgia Bianco, 2AE il 20 Gennaio 2012.

Era una vita che la sognavo e ancora non ci credo: mi sembra impossibile. Sono proprio una donna fortunata! Ebbene sì. Mio marito, per Natale, mi ha regalato la magnifica vacanza in crociera che desideravo da tanto.
Oggi, finalmente, è il gran giorno. Tutto è pronto: valigie, documenti, biglietti e… io. Io sono prontissima e super felice. La partenza è prevista per le 19.00 circa dal porto di Civitavecchia.
Siamo appena arrivati al porto. La vediamo. E’ enorme, bellissima, luminosa; si distingue da tutto ciò che la circonda. E' lì ferma ad aspettare noi! Mi sembra di vivere un sogno; un sogno finalmente diventato realtà!
Saliamo e tutto è incantevole. La nostra cabina è grande, grandissima, con un lettone comodo che ti fa venir voglia di stenderti e rimanere lì, a guardare il soffitto senza pensieri; ma c’è una parte di me che è molto curiosa di visitare la nave con le sue piscine, i salotti, i ristoranti, i ponti per praticare gli sport, le saune e tutte le mille altre bellissime cose che ci ha mostrato l’agenzia, che abbiamo visto sui depliant
Io e mio marito decidiamo di fare un giro di “sopralluogo” per tutta la nave. In verità  è immensa, e sarà impossibile visitarla tutta prima di andare a cenare…
Infatti, è proprio come immaginavo: non siamo neanche a metà e io ha moltissima fame, così decidiamo di andare a mangiare. Continueremo il giro più tardi. Scegliamo un ristorantino molto romantico, sono circa le 20.30. Ordiniamo. Io prendo un risotto ai gamberoni mentre mio marito un filetto di branzino.
Sono circa le 21.20 quando va via la luce. Buio. Silenzio. Un boato interrompe l’immobilità delle nostre voci. Panico. Si scatenano  le urla di noi passeggeri e i pianti dei bambini sono come sirene assordanti. Il comandante ci avverte che è stato solo un guasto al generatore elettrico della nave. Io e mio marito ci crediamo, ma poi guardo la tavola dove stavamo cenando e vedo che il bicchiere non resta più fermo. Piatti, bicchieri, posate… niente sta più al suo posto. Mi accorgo allora che qualcosa non va. Improvvisamente vengo catapultata in avanti e poi subito indietro; vedo tavoli che si rovesciano sul pavimento. Oggetti che non so mi colpiscono, e intanto i lampadari oscillano di qua e di là come impazziti.
Ci invitano ad indossare i giubbotti di salvataggio. Guardo fuori dalle vetrate e vedo la terraferma. Un paese illuminato. Penso che forse non morirò.
Io e mio marito corriamo verso il ponte tre. Si sentono solo grida e spintoni. Un cameriere dice che la nave si è incagliata, dopo un urto, sugli scogli dell’ isola del Giglio. Aiuto! Non riesco a stare calma. Io e mio marito ci teniamo la mano. Tremo. Ogni secondo sembra ore. Il mio respiro è affannato. La cosa più brutta sono i volti delle persone: disperati. Molti piangono, molti urlano e molti cercano i loro famigliari. Mi giro e vedo gente che si tuffa in mare. Ci avviciniamo alle scialuppe.
Si cala la prima. Poi la seconda. Facciamo passare alcune persone anziane con il volto sconvolto. Riesco solo a pensare che molta di questa gente, come me, ha dovuto fare tanti sacrifici per essere qui. Anche per questo non ci meritiamo ciò che ci sta accadendo! Prego Dio.
Finalmente arriva il nostro turno, ma qualcosa non va. La nave si sta inclinando. Con fatica calano la nostra scialuppa. È piena di bambini e madri che piangono. La cosa peggiore è il buio della notte. Sembra sappia qualcosa più di noi; forse è per non farci spaventare ancora di più che nasconde la realtà…
Ci avviciniamo alla terraferma, ma non riesco a smettere di piangere e di staccare gli occhi dalla nave che un po’ alla volta si inclina; sembra si stia accasciando come un soldato in guerra ferito ad una gamba. Scendo a fatica dalla scialuppa e subito si avvicina un uomo che mi porge una coperta. Sconvolta, mi siedo a terra. Ci dicono di stare tranquilli che è tutto a posto e che ora ci registreranno.
Grazie a Dio siamo vivi. Riesco a dire solo questo.
13 gennaio 2012. Ricordo delle vittime della nave da crociera Costa Concordia.

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