Erasmus+: intervista alla prof.ssa P. Franchi

Scritto da Benedetta Padovese, Elisa Girotto, Damiano Porcino e Filippo Glerean il 05 Giugno 2017.

Si è da poco conclusa la settimana "Erasmus+" tenutasi a Portogruaro, che ha visto protagonisti gli alunni di 3AL e 3BL. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all'impegno e alla dedizione della professoressa Paola Franchi, responsabile del progetto. Ed è a lei che abbiamo chiesto un bilancio.

Che cosa l’ha spinta a prendersi la responsabilità di diventare la rappresentate di questo progetto? 
Avevo già iniziato a occuparmi di progetti europei: avevo lavorato in passato, non come responsabile, ma come corresponsabile ad altri progetti e l’ho trovata un’esperienza interessante. Credo sia un modo nuovo, affascinante, di fare scuola. Inizialmente la scelta è stata un po’ casuale: la nostra scuola era stata contata dalla scuola francese e abbiamo colto l’occasione, che è diventata una bella sfida.
Qual è stato il punto di forza di questa settimana e qual è stata l’attività che ha riscontrato maggior successo?
Il punto di forza è stata l'unità tangibile tra le persone che hanno partecipato a questa settimana e che da subito si sono sentite un gruppo. C’è stato un bellissimo rapporto sia con gli insegnati che con i colleghi che hanno partecipato al progetto, e quindi è stato davvero un momento democratico poiché mi sono resa conto che tutti, insieme, lavoravamo per uno stesso obbiettivo. La cosa che mi è piaciuta molto è stata anche il fare scuola in modo diverso; ho sentito che noi non eravamo più gli insegnanti che si ponevano come capita di solito in classe. Eravamo certamente responsabili del progetto, forse più di voi alunni, però mi sono sentita alla pari con gli studenti, quindi si è un po’ appiattita la differenza di ruoli: avevamo un compito da svolgere e insieme abbiamo cercato di arrivare il più preparati possibile a quella settimana.
E al contrario, quali sono le criticità che desidera rilevare?
Sarebbe opportuno cercare maggior coinvolgimento tra tutti quelli che hanno partecipato al progetto e anche con gli altri, perché - questo lo abbiamo notato anche negli anni scorsi - quando partecipiamo a un progetto di questo tipo ci sono, all’interno del consiglio di classe, sia studenti che docenti che vengono maggiormente coinvolti dalla responsabilità e sono più presi dall'esperienza e poi ci sono docenti che restano un po’ marginali. Questo spesso anche per il tipo di disciplina che non sempre è coinvolta nel progetto, perché ci sono discipline come la matematica e/o le scienze che non hanno un ruolo diretto dentro alla progettazione, perché magari la tematica del progetto non è una tematica scientifica, quindi è meno facile coinvolgere questi insegnanti. Nei prossimi anni dovremo aiutarci a capire come fare.
Al termine del primo anno di progetto è cambiata la sua opinione in merito?  Per me il bilancio è stato positivo. Quando si inizia un progetto c’è sempre una fase di incertezza, quindi ci siamo impegnati molto nella progettazione, c’era un timing da rispettare, ma non si sa mai se la realizzazione riuscirà a rispettare la progettualità; in questo caso, grazie alla collaborazione di tutti i ragazzi e degli altri insegnanti è andato tutto per il meglio e quindi ritengo che siamo riusciti a raggiungere l’obbiettivo che ci eravamo posti. 
Quali sono le aspettative per il prossimo anno?
Beh, le aspettative sono che continuiamo a lavorare con lo stesso entusiasmo, la stessa precisione, la stessa organizzazione di quest'anno, riuscendo a perseguire anche il prossimo anno gli obbiettivi che ci siamo posti. In queste prossime settimane ci troveremo con gli altri insegnanti per programmare il lavoro futuro; alcune cose sono già focalizzate e altre devono ancora essere messe a punto, però, in generale, diciamo che il percorso è già stato tracciato. Penso che non ci saranno grosse difficoltà nel proseguire con questo percorso; la difficoltà che posso immaginare è riuscire a tenere alti l'entusiasmo e la carica che ci hanno accompagnati quest'anno ed anche il buon ritmo di lavoro, che non è una cosa scontata.
Vuole aggiungere qualcosa che le sta a cuore?
Vorrei ringraziare innanzitutto voi ragazzi, perché siete stati davvero un gruppo che ha risposto molto, molto bene, e anche le famiglie, perché nell'ultima settimana, soprattutto, il loro aiuto è stato importante. Se non ci fossero state le famiglie ospitanti, il progetto non avrebbe avuto lo stesso risultato. É stata davvero una sintesi perfetta di tutti gli elementi che compongono la scuola: il corpo docenti, l'amministrazione che ci ha aiutato nella parte organizzativa, i ragazzi, le famiglie, il teatro; diciamo che c'è stata un'ottima sinergia tra tutti gli attori che hanno partecipato. Forse nasce proprio da qui il successo della settimana e anche, ritengo, dell'anno scolastico. Come ho già detto, questo progetto è stato un modo diverso di fare scuola, coinvolgendo i ragazzi in maniera diretta; li ha fatti unire come gruppo capace di lavorare per uno stesso scopo, li ha resi più responsabili di se stessi, ma anche per qualcun altro e per qualcos'altro. Gli studenti si sono trovati molto spesso a dover essere capaci di organizzare e di controllare un gruppo, i ragazzi che hanno ospitato dovevano sempre pensare per due, se non per tre e hanno imparato che in qualsiasi occasione ciascuno di loro rappresentava anche il gruppo, la scuola e il progetto, e non è facile sostenere una pressione tale. Secondo me i ragazzi ne sono usciti cambiati: più grandi e più capaci, quindi possiamo davvero ritenerci contenti: è stato veramente un successo. 

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